sabato 22 dicembre 2007

Natale in famiglia

Questa settimana per la nostra rubrica chiacchiere fra amiche incontriamo la famosa scrittrice Desideria D'Amore, autrice di grandi successi come "Il candore dell'amore non si macchia mai " , "Il mio quinto marito mi ha tradito con il quarto" e " Lillo, quant'è bello il tuo birillo!".
Desideria ci accoglie nella sua grande casa sulle sponde del Lago di Como, circondata dalle sue amate rose e dal suo cane, un delizioso incrocio fra un pechinese e un barboncino.
Mentre sorseggiamo del caffè decaffeinato al sapore di thè arcobaleno, cominciamo la nostra intervista.
Allora Desideria, parlaci un pò di te, del tuo mondo, le lettrici sono curiose di conoscere la tua vita
Non c'è poi molto da raccontare. La mia vita è normalissima. Sono nata in Italia, ma sono cresciuta in Sud Africa, dove mio padre aveva una gigantesca tenuta agricola, praticamente mezzo paese. Quando è precipitato nell'Oceano Indiano con il suo aereo sperimentale io e la mamma ci siamo trasferite a New York, a casa dei nonni.
Poi lei si è sposata con un ricco petroliere arabo, ed è andata a vivere a Dubai.
Io non sopportavo di vivere prigioniera in un attico al 25 piano nel grattacielo del nonno, così ho lasciato Manhattan e sono venuta in Italia. Da allora ho avuto sei mariti e ho cambiato casa 25 volte, e un giorno per gioco ho cominciato a scrivere ed eccomi qui...
Eppure, con una vita così monotona, hai trovato il tempo per immaginarti amori da favola capaci di fare sognare migliaia di lettrici
Sai, negli anni 80 erano tutti o imprenditori o scrittori. In quegli anni io avevo un marito e un amante che poi hanno finiti per scambiarsi i ruoli, e tanto tempo libero. In fondo sono sempre stata una gran romantica, fin da bambina sognavo un principe azzurro dagli assegni in bianco e il conto mai in rosso.
Hai da poco finito di scrivere "Lillo, quant'è bello il tuo birillo", una romantica storia d'amore tra una donna di mezz'età e il suo talentuoso giardiniere di colore. A cosa ti sei ispirata?
Ma, sai io ho sempre pensato che le dimensioni più importanti siano quelle dell'anima, però, come vedi, ho tante rose e tanti giardinieri, e uno di loro mi ha mostrato che poi in fondo un albero è bello soprattutto quando è alto.
Come saprai, siamo tutte con il fiato sospeso in attesa di conoscere il tuo prossimo romanzo: puoi farci qualche anticipazione?
Anche se il mio editore mi ucciderà, posso dirvi che il titolo provvisorio è Natale in famiglia, e si tratta della commovente storia di tre fratelli che durante la cena della vigilia scopriranno di essere nello stesso tempo cugini e nonni di loro stessi.
Interessante. Come mai questo tema?
Bè, sai oggi la famiglia è allo sfascio. Così ho immaginato una situazione in cui tutti sono allo stesso tempo parenti, amanti, amici, nemici, in una generale confusione dove chiunque può essere chiunque.
Quant'è vero! Detto da te poi , che hai avuto sei mariti e dodici figli, di cui due sposati fra loro, sembra ancora più reale.
Sai, forse questo è il libro più autobiografico di tutti.
Desideria, a nome di tutte le lettrici ti ringrazio per quest'intervista, e ti auguro ogni bene.
Grazie, lo merito veramente.

Ancora emozionata mi allontano dalla villa mentre il cagnolino di Desideria mi morde delicatamente la gamba destra, così senza pensarci troppo lo prendo per la collottola e lo scaravento al centro del lago, dove probabilmente affogherà.
Che bello che è l'amore, sospiro, in preda ad un'emozione che durerà al lungo, almeno per i prossimi 2 minuti.

scritto da Falsa Senza Dubbio.

mercoledì 12 dicembre 2007

L'intellettuale ( scusate il ritardo)

L'intellettuale cammina con la testa fra le nuvole e i piedi casualmente attaccati a terra, e spesso cade senza neanche accorgersene.
Indossa un paio di occhiali finti per riconoscere meglio la verità che c'è nel mondo.
Ha letto l'inizio di più di mille libri, e la fine di meno di dieci.
Raffinato conoscitore dell'animo umano, ama il silenzio, ma solo quello degli altri.
Rispettoso dell'emotività femminile, non guarda giammai film per adulti , e se proprio viene costretto da cause di forza maggiore, è perchè ha serie intenzioni sociologiche.
Saggio come pochi, sa che far ridere una donna la renderà più bella, ma certo non basterà per sedurla. Contradditorio come molti, non si arrende e ci prova ugualmente, con esiti raramente favorevoli.
Sportivo come una statua arruginita, si bea di un unico momento di gloria nel torneo di ping pong delle medie; ama il calcio con moderazione, salvo poi scatenarsi da solo davanti al televisore.
Va al cinema una volta a settimana e ne esce contento due volte all'anno.
Snob quanto basta per sembrarlo, sa che l'abito non fa il monaco, ma il saio si.
Corsaro metropolitano dall'animo di un poeta, ha il cuore gonfio di buone intenzioni e la tempestività di un bradipo lento, perchè chi pensa si stanca troppo per trasformarsi in uomo di azione.
Acceso sostenitore di un approccio naive alle faccende di casa, vive il suo dadaismo da pigrizia nutrito dalle sue donne, che non ringrazia mai abbastanza.
Sfugge le responsabilità come un'anguilla impazzita, è l'Alberto Tomba degli impegni familiari, schivati con la rapidità di chi conosce la pista e le sue insidie.


L'intellettuale che è in me è sempre alla ricerca del tempo perduto, anche se, al contrario di Proust, il mio è un semplice ritardo.

sabato 8 dicembre 2007

lunedì 3 dicembre 2007

domenica 2 dicembre 2007

Ti amo ( and the fucking devil doesn't)

Lei è minuta, due occhi brillanti nascosti in un corpicino da bambina. Ha vent'anni, frequenta l'università con puntigliosa meticolosità e ama la musica zuccherosa: Ramazzotti, Antonacci e gli Zero Assoluto, per alzare oltre il limite la glicemia da ascolto.
Lui è un orso travestito da uomo, i capelli lunghi a nascondergli il volto e le cuffie sempre collegate all'orecchio. Ha vent'anni, frequenta l'università da latitante e ama la musica metal: sua nonna ha già tentato, con scarso successo, tre esorcismi per scacciare il maligno dal suo nipote preferito.
Si conoscono in un giorno di pioggia, lui, nero come le nuvole, preferisce bagnarsi piuttosto che rovinare il suo look tenebroso, lei, sorridente come da pubblicità, si avvicina con il suo ombrello rosa sgargiante.
- Guarda che così ti bagni- suggerisce lei, calcando sull'ovvietà della battuta per mettere in risalto la sua testa ancora asciutta, frutto di una migliore organizzazione di base.
Guarda dove sono i bagni, capisce lui, a causa di un riff di chitarra al quale si aggiunge all'improvviso un doppio pedale di batteria; con la mano destra indica l'interno dell'edificio.
- Lo che all'interno non ti bagni, volevo solo essere gentile-
Il batterista comincia a picchiare ancora più forte, e così nell'orecchio di lui la frase diventa Mi ci accompagni? Mi piaci da morire..
Stupito da un interesse inaspettato, lui si toglie le cuffie e le sorride con dolcezza.
Lei replica meravigliata e comincia a fissare quell'omone con nuovo entusiasmo.
Lui le sfiora la mano e delicatamente la prende in braccio,ed insieme si incamminano verso una nuova vita: per una nonna che finalmente si ritiene soddisfatta, ce n'è un'altra che chiede il numero di un buon esorcista.

venerdì 23 novembre 2007

Il Re della Palestra ( secondo intermezzo)

Il re della palestra non discende da un lignaggio importante: ha il sangue blu, ma solo in conseguenza di un cocktail di anabolizzanti e proteine di discussa derivazione animale.
I suoi modi sono rudi e virili, degni di un fiero e possente barbaro che al proprio cavallo ha sostituito una cyclette motorizzata.
Goffo e ingessato nei suoi abiti civili, egli si riscatta nel trionfo di una canottiera che esalta il suo impettito busto.
Nella destra stringe un asciugamano, simbolo della benevolenza regale, e nella sinistra una dettagliata tabella di marcia.
I suoi sudditi, stremati dall'attività fisica, lo guardano riscaldarsi all'infinito prima di eseguire il suo unico esercizio: il re , novello Paganini, emette una tutt'altro che delicata sinfonia di gemiti e mugugni, prima di rialzarsi dalla panca più marmoreo di prima.
Lo sguardo, apparentemente severo, si scioglie spesso in fragorose e giovali risate di scherno nei confronti dei suoi cortigiani, i quali, in attesa di ascendere al titolo nobiliare, sbuffano e faticano nella palestra.
La sua è un'ironia gentile, che si concentra spesso sulle virtù femminili, esaltate come esempi di bellezza pura e mai volgare: egli è un mecenate dell'arte che esalta le graziose nudità della genie di Afrodite.
Prodigo di consigli e raccomandazioni, il re ha sempre un anedotto pronto per qualsiasi occasione, una storia leggendaria che i bardi di tutte le corti cantaneranno nelle fredde sere d'inverno.
Unico Gallo nel suo pollaio, il re non ammette alcun rivale, ma solo piccoli pulcini che un giorno sapranno prendere il suo posto.
Lucido interprete della ferrea etichetta cerimoniale, attende il consueto squillo di tromba prima di ritirarsi nei suoi appartamenti, costretto ad abdicare di fronte ad un potere più forte del suo. Quello di sua moglie, che trafelata lo chiama al cellulare.
- A Mario, ma che stai ancora in palestra!! Sbrigate, che tra un pò arriva mia madre...e mi raccomando, ricordate di fare la spesa prima...-
Il re si limita ad un timido cenno di assenso, nei suoi occhi si è spento quel fuoco che infiammava il suo animo guerriero.

mercoledì 7 novembre 2007

Neanche con i superpoteri ( intermezzo)

- Lo vedi quello con il costume blu?- disse l'Uomo orso, indicando con il dito fuori dalla finestra.
- Sopra il grattacielo?-
-Esattamente. Lo sai chi è?-
Supergatto Bionico fece segno di no con il muso- Qualcuno di importante?-
- Suo padre lo è. Pensa che a scuola non riusciva a superare neanche le più elementari prove di superpoteri, e guardalo adesso... è supereroe di primo livello..se non è raccomandato lui..-
- E poi ci chiediamo perchè il crimine prospera...Speriamo che almeno questo colloquio vado bene-
- Difficile- fece allisciandosi i finti peli sul muso di metallo- sai ormai è tutto così, se non conosci qualcuno non trovi lavoro-
- Io all'inizio non volevo aiuti. Mi sembrava di essere bravo. Con l'istinto del berserk faccio a pezzi cinque nemici con due sole zampate-
- E non ti è servito?-
- No. Mi chiedevano sempre se avevo qualche esperienza pregressa con dei super cattivi-
- Sempre la stessa storia.. Come faccio ad aver fatto esperienza se nessuno mi assume prima?-
- Già... Così mi sono lasciato convincere da mia madre..C'è sua cugina che è amica intima della zia dell'Uomo Ragno.. Peter mi ha trovato un posto nell'intrattenimento per bambini. Non il massimo, ma almeno ora ho un lavoro.-
- E dire che proprio lui ha trovato lavoro subito.All'inizio non era poi neanche tutto questo granchè-
- Sai com'è, negli anni 60 i supereroi erano una novità, e poi erano di meno. Oggi tra scuole e master di specializzazione non ci si capisce più nulla.-
- Non dirlo a me. Mio padre voleva che facessi legge, ci ha messo un pò ad accettare che mi ero iscritto alla scuola degli X-Men. Adesso, se non trovo lavoro chi lo sente più...-
Dal corridoio uscì una segretaria con in mano un foglio di carta.
-L'Uomo Orso- fece con tono impersonale - Prego da questa parte-
- Buona Fortuna- gli augurò con un pizzico di ipocrisia il Supergatto
-Grazie- rispose l'Orso, prima di passare in modalità Berserk.
Questa volta sarebbe stata quella buona.

domenica 21 ottobre 2007

L'astratto mi dona ( La partita di tennis 6)

Giorgio strappò dal muro il filo che serviva per tirare le tende.
- Che fai??- urlò disperata sua moglie- Non ti ricordi quanto le abbiamo pagate?-.
- Quante le ho pagate. E comunque, prima o poi si risveglierà. Vieni, dobbiamo scendere.-
- Un momento. Cosa vuoi fare con quelle corde?-
- Secondo te? Pensavo di fargli un bel fiocchetto e di lasciarlò lì come un pacco regalo-
- Non vorrai legarlo-
- Chi io? E perchè mai.. Stiamo pur sempre parlando di un grande artista..Nudo, ma sempre un grande artista-
- Va bene, legalo pure. E poi?-
- E poi cerchiamo di riportarlo dentro. Non so se i condomini apprezzeranno la sua passeggiata adamitica.-
- E di lei, cosa ne facciamo?-
- Suppongo venga con noi..tuo padre non è l'unico ad essere nudo.-
- Certo, tu vuoi che venga perchè non ti sei rassegnato all'idea di perderla. Quella troietta deve andare via di qui, oppure..-
- Oppure cosa?-
- Chiederò il divorzio.-
- Fai pure.-
- Senza di me non sei nulla. Mio padre ti..-
-Mi farà un ritratto? L'astratto mi dona, per cui-
Sua moglie rise. Prima accennò un timido sorriso, poi perse il controllo, fino quasi a piangere.
- Che fai ridi? Sei impazzita?-
-Erano anni che non mi facevi ridere. L'ultima volta credo che fosse prima che ci siamo sposati-
- Hai scelto il momento giusto per farlo. Un tempismo perfetto. Complimenti. Vuoi ridere ancora, o viene a darmi una mano?-
Con uno scatto repentino lei gli si avvicinò , e lo baciò con passione sulle labbra.
- Adesso, scopami come hai fatto con quella puttanella-
Giorgio sentì il ventre bruciargli, e mentre i suoi ormoni facevano il possibile per spingerlo a dimenticare di suo suocero, trovò la forza per chiederle- E tuo padre?-
- Scopami- gli sussurrò lei ad un orecchio.
Vinto dall'entusiasmo del suo testosterone, si abbandonò fra le sue braccia, e in un attimo si innamorò perdutamente di sua moglie.
Sul pavimento del salone celebrarono un nuovo matrimonio, questa volta meno formale e decisamente più sincero.

lunedì 15 ottobre 2007

La passeggiata adamitica ( La partita di Tennis 6)

- Bisogna accettare l'arte così come viene. Non esiste un confine. Tutto è arte- disse il presidente, mentre dipingeva il muro con dei pomodori trovati nelle buste della spesa.
- Perchè? Perchè mi fai questo..proprio adesso che ho bisogno di te- fece con un tono disperato sua figlia, che non riusciva più a trattenere le lacrime.
- Che c'è? Non ti piace il colore? Il rosso è sangue, è caldo, è vita mia cara. Cerca di essere più libera. Sei chiusa in te stessa. Devi essere più aperta, prendi esempio da lei- ed indicò con il dito la colf, sempre nuda, seduta a gambe incrociate sulla poltrona.
- Da lei? Da quella troia?-
- Esatto mia cara. Il rosso è anche questo: sesso, passione, violenza o troia, come dici tu..-
Giorgio, che non aveva alcuna passione per l'arte, si avvicinò al suo nuovo amore.
- Ti prego- le sussurrò dolcemente- non andare via.-
-Te l'ho già detto- rispose algida lei - c'è stato un equivoco. Mi dispiace, ma non sono innamorata di te.-
- Ti prego..dammi almeno un'opportunità. Mi basta anche solo una cena-
- Te l'ho già detto. Non ci posso fare niente, ma gli uomini come te non mi sono mai piaciuti. A me piacciono gli artisti- e senza concludere la frase, girò il capo verso il presidente.
- Maestro.. posso farle da modella?-
- Ma certo mia cara, con piacere. Stavo giusto per finire la base di colore.-
Lei si alzò, si avvicinò al suocero di Giorgio e cominciò a parlargli all'orecchio.
- Che idea brillante- fece lui- Io adoro le provocazioni- e senza perdere tempo, si spogliò completamente.
- Papà!!-
- Suocero!!- urlò Giorgio, che non trovò niente di meglio da dire.
- Che c'è ancora? Non vedi che sono impegnato...Andiamo mia cara- disse, prendendo sotto braccio la colf- andiamoci a fare una bella passeggiata adamitica-.
Giorgio e sua moglie li videro uscire sul pianerottolo e poi sparire dentro l'ascensore.
- E adesso?-
- Non resta che un'unica cosa da fare..- esclamò Giorgio, e prese dal tavolo un posacenere di vetro.
- Che vuoi fare?-
Giorgio non rispose, e si diresse alla finestra. Appena vide suo suocero passare nel cortile, lasciò cadere il pesante fardello.
Il presidente si ritrovò un'altra volta a terra. Per sua fortuna, era caduto con la pancia a terra, e il suo piccolo pendolo rimase nascosto alla vista.

giovedì 11 ottobre 2007

Recensito

http://www.malatempora.com/giornale/mag181_pag3.htm

Grazie Stefano, e complimenti anche a te!

domenica 7 ottobre 2007

L'arte è tutta la mia vita ( La partita di tennis 5)

Il presidente riaprì gli occhi, e si trovò davanti il seno abbondante della colf.
Mugulò un ispirato gemito di piacere e come un neonato di fronte alla sua mamma cominciò a succhiarle il capezzolo.
- Papà- lo rimproverò severamente sua figlia.
- Presidente- urlò Giorgio, geloso di quella che ormai considerava una sua esclusiva.
-Presidente, Papà...Ma cosa state blaterando?- rispose lui, con la testa ancora a mollo nel petto di lei- Chi siete voi? E cosa volete da me? Non vedete che ho da fare...-
- Papà, ma che dici?-
-La testa..Bisogna colpirlo un'altra volta in testa- suggerì lei, che con la mano cercava di evitare che la bocca del presidente continuasse a considerare il suo capezzolo come un ciucciotto.
Moglie e Marito la guardarono stupiti.
- Cazzo dici.. In ospedale bisogna portarlo.. E subito- fece la figlia, con voce flebile, ormai in ostaggio di una situazione ai limiti del paradossale.
- No- rispose Giorgio, divorato dalla gelosia- Facciamo come dice lei-.
Senza perdere tempo, preso una lampada da tavolo e colpì suo suocero che, con la bocca aperta, stava per atterrare sulla rosea cima del bianco petto di lei.
La mandibola si chiuse su sè stessa come una tagliola, e il presidente sputò un piccolo pezzo di lingua prima di cadere a terra.
-Papà- urlò sua figlia, che senza alcuna comunicazione ufficiale, diede fine alla tregua e tirò una scarpa verso Giorgio.
Il tacco lo colpì sulla spalla, lasciandogli in ricordo un livido rosso che poteva sembrare dettato dalla passione, ma che in realtà era figlio del suo esatto contrario.
La colf, ormai rassegnata a rimanere nuda, si nascose di nuovo, questa volta dietro al divano.
Il salone era diviso in due schieramenti separati; da una parte il marito, nascosto dietro una poltrona, dall'altra la moglie, che da sotto il tavolo lanciava tutto quelle che trovava a portata di mano.
Mentre infuriavano i bombardamenti, Il Presidente riaprì gli occhi. In quel momento, Giorgio, dopo un'attenta manovra era riuscito a staccare dal muro una stampa raffigurante la Primavera di Botticelli, e stava preparandosi al lancio.
- Fermo- urlò il suocero, che biascicava le parole come un bambino con un intero pacchetto di caramelle in bocca- Stai attento al mio quadro. Pensa, mi ricordò ancora quando l'ho dipinto- disse, mentre lo prendeva dalle mani del genero, stupefatto.
- L'arte è tutta la mia vita- continuò, mentre sua figlia e la colf uscivano dai loro rispettivi nascondigli. Moglie,marito ed amante si lanciarono uno sguardo preoccupato, mentre il presidente raccontava alcuni anedoti, come quando lui e il suo amico Picasso andavano a donne per le strade di Barcellona.

domenica 30 settembre 2007

Guerra d'amore ( la partita di tennis 4)

-Io ti amo- le parole gli uscirono spontanee, come un fiume chiuso da troppo tempo in una diga.
Giorgio era in ginocchio, davanti a lei, che, con lo swifter in mano, sembrava quasi un re pronto per una nuova investitura da cavaliere.
- Cos'è, un nuovo gioco erotico? Giochiamo alla coppietta felice? Mi piace..- sorrise maliziosa, e poi con un rapido gesto della mano si sfilò il vestito, svelando quelle forme che Giorgio ormai conosceva bene.
- No, io ti amo veramente.. Sono pazzo di te-
- Certo amore, anch'io sono pazza di te- rispose, china sul cavallo dei suo pantaloni.
Giorgio sentiva ardere il suo basso ventre, ma riuscì a resistere. Si alzò in piedi, e le prese delicatamente la mano.
- Non è un gioco. Mi sono veramente innamorato di te-
Lei lo guardò per un attimo. Poi provò alcuni movimenti anatomici che avrebbero fatto la felicità di molti uomini, ma Giorgio continuò a fissarla in viso.
Era vero. Si era innamorato di lei. Quel fesso del suo nuovo padrone di casa si era innamorato di lei. Raccolse subito il suo vestito, e si mise alla ricerca della sua biancheria intima, dimenticata chissà dove.
- Mi dispiace- disse con voce bassa e decisa- ma credo che il mio lavoro sia finito qui. Mi licenzio-
- Tu cosa???- la inseguì lui, mentre lei portava il suo bianchissimo culetto in giro per la casa.
- Ma allora, quello che c'è stato fra noi..-
- Un equivoco, solo un brutto equivoco-
- Un equivoco?? Tre mesi di sesso tu lo chiami un brutto equivoco??.. Io qui sto rischiando tutto per te, la mia famiglia, il mio lavoro..Oggi ho colpito quel cretino di mio suocero perchè voleva portarti via da me....-
- Tu cosa hai fatto!!!!!!!- urlò una terza voce che Giorgio conosceva benissimo. Sua moglie era dietro di lui, con le buste della spesa rapidamente sistemate in assetto da guerra.
I surgelati furono il suo primo atto bellico, ma non ottennero nessun risultato significativo.
Volarono veloci ma troppo bassi per colpire Giorgio, e troppo alti per colpire lei sulle sue belle natiche. I filetti di merluzzi fritti atterrarono a terra con un rumore sordo, che preannunciava la rottura della scatola.
- Io ti ammazzo...Figlio di puttana..Tre mesi- disse brandendo un carciofo a mò di mazza chiodata.
Giorgio raccolse lo swifter dal pavimento, e si preparò al duello. Ormai sentiva che la sua vita stava prendendo una piega grottesca, e cercò assecondarla.
Tra i due litiganti, che si fronteggiavano minacciosi, rimase lei. Preoccupata dall'esito degli eventi aveva lasciato cadere il suo vestito e si era riparata dietro una poltrona, con la schiena rivolta verso la porta d'ingresso.

Il presidente, appena dimesso, aveva deciso di andare a cercare quell'idiota di suo genero.
Prese la sua copia delle chiavi dell'appartamento di sua figlia ( dopotutto, era lui che l'aveva pagato) e le girò nella toppa.
Tutto si sarebbe aspettato, tranne di trovarsi di fronte il culo della donna delle pulizie.
Pensò di essere ancora traumatizzato, e mentre cercava faticosamente di capire cosa stava succedendo, fu centrato in pieno sulla fronte da un melone, e cadde a terra sfiorando con la testa il posteriore della colf di sua figlia.

domenica 23 settembre 2007

Spud ( La partita di tennis 3)

Il Presidente si risvegliò negli spogliatoi. Dopo aver aperto gli occhi si portò subito la mano sulla testa, esattamente dove la palla lo aveva colpito. Le sue dita affondarono in un miscuglio di sangue e terra rossa.
- Ma cosa???-
- Non si deve agitare-gli disse con voce ferma il signor Paonetti, famoso ( temuto) nel circolo per la sua cronica incapacita di perdersi nelle sue stesse parole- Il Dott. Magnetti, ha presente quell'uomo grasso ma non troppo, leggermente pelato, molto distinto, che vieni sempre a giocare il mercoledì?-
-Si-
- bè, stavamo giocando insieme quando....-
Il presidente fece un educato gesto con la mano, quasi ad implorare l'uomo di arrivare il prima possibile al dunque. La ferita gli bruciava, e la testa stava cominciando a pulsargli.
- Sapevo che me lo avrebbe chiesto. Lo so che oggi è giovedì, ma vede ieri è successo che Magnetti ha avuto un impegno imprevisto e quindi..-
- La prego...La testa mi fa male..Avete chiamato un'ambulanza?-
-Se ha un attimo di pazienza ci arrivo-
Il presidente lo fulminò con lo sguardo. Se solo avesse avuto un pò più di energie, avrebbe fatto passare al caro Paonetti cinque terribili minuti.
Quando ormai si era rassegnato ad ascoltare le futili chiacchiere del suo compagno di circolo, il dott. Magnetti ed un portantino arrivarono a salvarlo.
Mentre lo stavano trasportando sull'ambulanza, trovò la forza per sussurrare al dottore
- Dove diavolo è quel coglione di mio genero?-
Poi svenne.

Mentre aspettava l'ascensore, Giorgio guardò il suo braccio e sorrise.
Anche se era ormai decisamente fuori allenamento, era rimasto Spud . Il missile, come lo chiamavano i suoi amici, o forse sarebbe più giusto dire compagni.
In effetti, Giorgio era sempre stato solo. La sua vita era scivolata veloce come un torrente di montagna, senza soffermarsi su niente e nessuno, sua moglie, il suo lavoro, i suoi amici, tutto era stato trascinato dalla foga della corrente. Ed ora, quando era quasi giunto a metà del suo percorso, era incappato in uno strano pantano che sembrava non lasciarlo più andare via; e la cosa più incredibile di tutte era che lui voleva rimanere in quella secca.
Lo aveva capito mentre suo suocero stava parlando. Aveva sentito una piccola ma allo stesso tempo fortissima scossa invadergli tutto il corpo. Io non la lascerò andare via.
Salì sull'ascensore.
La sua vita stava per cambiare definitivamente.
La casa sarebbe rimasta sporca molto a lungo.

domenica 16 settembre 2007

La metaforica colf ( la partita di tennis 2)

Vedendola nuda accanto a sè, non riusciva a trovare una spiegazione. Perchè continuava a preferire quel corpo rotondo e rilassato piuttosto di quello asciutto e scolpito di sua moglie?
C'era qualcosa in quella donna, qualcosa di ineffabile e profondo. Lei aveva un dono, un incredibile talento. Come quel dolce che da bambino gli piaceva tanto. Brutto ma buono. Ecco, lei era brutta ma *****. Un'autentica fuoriclasse. Bastavano cinque minuti sotto le lenzuola con lei, e il mondo perdeva ogni suo significato.
Cazzo, il presidente. In un attimo, Giorgio si alzò velocemente dal letto. Raccolse i vestiti da terra, immersi in una coltre di polvere. Quella casa era proprio uno schifo. Sua moglie avrebbe continuato a chiedere il licenziamento della loro nuova donna delle pulizie, e lui avrebbe cercato di nuova di difenderla, sanza addurre motivazioni plausibili. Se solo avesse potuto spiegarle sinceramente " Vedi cara, è che la devi intendere in senso più metaforico: in effetti, come scopa lei.."
Ancora nudo, uscì dalla porta dell'appartamento. Sul pianerottolo non c'era nessuno, e doveva sfruttare al meglio il poco tempo rimasto. Forse, sarebbe riuscito a tardare solo di una quindicina di minuti. Entrò nell'ascensore, ma non riuscì a spingere il pulsante che venne risucchiato dai bisogni di un altro condomino. Con sorprendenti ( ed inaspettati, almeno per quello a cui era abituato) movimenti, riuscì ad indossare mutande e pantalone.
Così il signor Brachetti, puntiglioso ingegnere in pensione, si lo trovò di fronte a petto nudo mentre eseguiva degli esercizi di riscaldamento.
-Mah..- esordì il perplesso vicino
- Ginnastica in spazi chiusi. Salendo e scendendo, il corpo si rilassa ed espelle lo stress superfluo. Non ha mai sentito parlare del Professor Aurelis?-
Il povero Brachetti,poco convinto dalla spiegazione, rimase in silenzio per il resto del breve tragitto.
Giorgio si finì di vestire mentre il cancello automatico finiva di aprirsi.
La sua smart si gettò con impeto guerriero nel traffico, e venti minuti dopo raggiunse il suo obiettivo.
Orgoglioso dei suoi calzini bianchi, ormai riappacificati dopo la precedente separazione, fece il suo ingresso nel prestigioso circolo.
Il presidente, in impeccabile completo da tennista di mezz'età tendente all'aldilà, era scuro in viso.
- Finalmente, si può sapere che fine avevi fatto?-
- C'era un traffico incredibile-
- Ma che dici..Non c'era nessuno per strada-
- è che ho avuto un piccolo contrattempo a casa...-
- Si lo so. Mia figlia mi ha detto tutto. Ma ho trovato la soluzione. La colf la prendo io, tanto ne ho già due. Poi, magari tra un mese, la licenzio..-
Giorgio si limitò ad annuire.
Cominciarono a giocare. Il presidente, suo suocero da ormai cinque anni, era un pessimo giocatore, ma anche un uomo molto permaloso. Così, tutti cercavano di farlo vincere, o almeno perdere con onore. Ma quel giorno Giorgio proprio non ci riusciva. Ogni volta che colpiva la pallina pensava alla sua bella colf che se ne sarebbe andata per sempre.
Così, quando si apprestava a servire per il set, capì improvvisamente quello che doveva fare.
Alzò la pallina in aria, e la colpì con incredibile violenza.

domenica 9 settembre 2007

Calzini Spaiati ( La partita di tennis 1)

-Mi dispiace signore, ma non posso farla entrare..-
-È impazzito? Vuole farsi licenziare? Sono socio benemerito, e se non si sbriga a farmi entrare le giuro che per lei saranno tempi duri..-
- Non posso..I suoi calzini signore..-
-Cos'hanno i miei calzini?-
- Sono spaiati-
-
Cosa sta dicendo...-
Giorgio non riuscì a terminare la frase. Rimase con la testa china a guardare due calzini che in comune avevano solo il nome.
Uno, rosso e orgoglioso, sembrava guardare l'altro, bianco e sobrio, con un pizzico di superiorità.
Alzò il capo. Il portiere aveva ragione. Le regole erano ferree. Ed una cosa del genere non si poteva perdonare neanche al Presidente. Che caduta di stile. Tutto per colpa di quella donna.
Da due settimane non faceva altro che scombinare la sua vita. E non era neanche bella. Almeno, non in senso classico. Però ci sapeva fare. A guardarla con gli occhi della ragione, Giorgio non gli avrebbe dedicato un attimo. Ma quando si infilava sotto le coperte, era tutta un'altra storia.
Eppure, aveva cercato di dirglielo.
- Non adesso...non adesso..che ho la partita di tennis con il presidente-
Lei però in risposta si era tuffata fra le lenzuola, ed era atterrata sul basso ventre di Giorgio.
Le sue mani sapienti gli avevano fatto dimenticare del rigido formalismo del club, e ostaggio della fretta, si era ritrovato con due calzini diversi.
Certo, aveva un'ottima giustificazione, ma era una storia troppo lunga da raccontare al portiere. E poi, c'erano degli aspetti da tralasciare, come il fatto che lei era la sua donna delle pulizie, e lui era sposato, eppure la casa era sempre sporca e sua moglie non faceva altro che cercare una sostituta.
Nel suo portafogli trovò un ottimo riassunto universale, e lo allungò al portiere.
- Tra dieci minuti sono di nuovo qui. Mi raccomando, non fare parola a nessuno di questo- disse, indicandosi i piedi.
Il portiere respinse un sorriso, e forte della sua posizione di testimone privilegiato sogghignò
- Sa, è difficile..è che dicono tutti che ho una buona memoria-
Giorgio sbuffò, e gli allungò altre due o tre banconote.
-Certo, non posso proprio ricordarmi tutto- sorrise il portiere con le tasche piene e la mente un pò più vuota.
Giorgio salì sulla sua Smart, e cominciò un improvabile slalom fra le macchine.
Un turista tedesco rischiò la vita mentre attraversava la strada, e per festeggiare lo scampato pericolo vomitò incomprensibili insulti all'indirizzo della smart.
Dopo aver stabilito il nuovo record mondiale Aniene-Vigna Clara, Giorgio parcheggiò la sua macchina accanto al Suv di chissà quale effimera star della tivù( sua moglie gli aveva anche detto in nome, ma in quel momento la casa era molto sporca) e corse verso il suo appartamento.
Entrò senza curarsi di nessuno, con un unico obiettivo in testa: un calzino bianco.
Lo trovò sulla mensola dell'armadio, solo e abbandonato dal suo compagno di una vita.
Giorgio lo prese, lo poggiò sul letto e si tolse quello sbagliato.
Guardò l'orologio. Però, ho ancora cinque minuti...
In quel momento si aprì la porta.
- No,- fece lui -Adesso No-
Come risposta, due mani esperte si misero a frugare nei suoi pantaloni come trivelle in cerca di petrolio.
Il presidente avrebbe dovuto aspettare un pò....

mercoledì 25 luglio 2007

è uscito Bad angels Numero due






Copertina di Fabio D'auria.

Disegni di Gianluca Torda.

Soggetto e sceneggiatura del sottoscritto.

http://www.comicus.it/alienpress/

domenica 22 luglio 2007

Interludio:Frankestein 1945

Sorvegliare quel laboratorio era terribilmente noioso. Per fortuna c'era Fransiska.
Un perfetto esempio della superiorità della razza ariana: una bionda di un metro ed ottanta con un fisico di stupefacente bellezza. Quando entrò dalla porta, Uwe ebbe un sussulto. Sotto il camice bianco della sua collega si potevano intravedere i contorni neri del reggicalze. Uwe cominciò a sentire come un fastidioso limite la patta dei suoi pantaloni. Con un gesto veloce della mano, lei gli venne in aiuto sbottonando la cerniera.
- Dobbiamo sbrigarci, tra mezz'ora devo trovarmi nello studio del professore-
- Non ti preoccupare- disse lui, togliendole il camice.
Fransiska si sedette sopra il tavolo, e con le gambe aperte sembrava invitarlo alla penetrazione.
- Lì no, il professore è stato categorico. La macchina non deve essere in alcun modo sfiorata.-
In tutta risposta, lei divaricò ancora di più le gambe.
Neanche la Grande MadrePatria Germania poteva avere un effetto più forte su di lui.
Con il cervello ormai ostaggio del testosterone, si calò i pantaloni e si diresse esattamente dove la suo libido aveva deciso.
Nella struggente estasi dell'amore, sfiorò senza neanche accorgersene uno dei due elettrodi della macchina.
Un'imprevista impennata dell'interruttore delle radiazioni concise con un fortunato orgasmo simultaneo.

- Allora professore, sono impaziente di vedere il risultato dei suoi esperimenti-
- Quello che sta per vedere è solo il primo esemplare di una nuova specie- disse Mengele, srotolando un telo sopra di un'enorme gabbia.
-Certo, come potrà notare è ancora un prototipo- fece, indicando una gigantesca creatura deforme- Le imperfezioni del corpo sono dovute ai cadaveri che abbiamo avuto a disposizione negli ultimi tempi.. Spero in futuro di poter disporre di qualcosa di più intero-
- Se il risultato è in linea con le nostre aspettative, lei non dovrà più preoccuparsi di niente-
-Perfetto- congolò il professore sfregandosi le mani.- Fate entrare i prigionieri.- urlò ad uno dei suoi collaboratori- Ora le farò vedere di cosa è capace questo mostro-
- Sembra così tranquillo-
- Sono le sbarre. Ha imparato a conoscere che possono fargli molto male-
- Sono elettrificate?-
- Naturalmente- disse indicando il metallo.
La creatura in fondo alla gabbia sembrava quasi inerme. Seduta con la testa china sulla spalla, assomigliava ad una statua realizzata con le proporzioni sbagliate. Il braccio destro, decisamente più lungo del sinistro, era appoggiato a terra. Solo gli occhi davano piccoli cenni di vita. Di un verde brillante, erano l'unico vero legame apparente di quell'essere con la razza umana.
Si spalancò la porta. Un gruppo di prigionieri entrò nella sala.C'erano soprattutto donne e bambine. Il professore fece un cenno ad uno dei suoi collaboratori, poi con voce pacata si diresse al suo interlocutore.
- Si allontani. è necessario prendere le dovute precauzioni-
-è sicuro che si tratti di un test significativo? Si tratta di donne e bambini, e per giunta di razza inferiore.-
-Cambierà idea quando saranno fatti a pezzi- disse il professore prima di attivare l'elettricità intorno alla gabbia.
Il suo sguardò si diresse su di una ragazzina dal fisico consunto e l'espressione fissa, come persa nel vuoto. - Faccia entrare quella bambina per prima- ordinò ad un suo collaboratore.
- Ma è uno scricciolo! Quasi non si regge in piedi-
- Più sono deboli, più lo irriteranno-
La piccola entrò nella gabbia, ed un secco rumore metallico indicò che era prigioniera.
Si muoveva con un'estrema lentezza, ma non per la paura. In effetti era talmente stanca che non aveva neanche capito dove si trovasse con esattezza.
La creatura in fondo alla gabbia si alzò senza fretta, e con passi altrettanto lenti si avvicinò alla bambina. Non fece in tempo a sfiorarla che lei svenne. Il suo corpicino denutrito si piegò a terra come un fuscello spinto dal vento. Prima dell'urto con il suolo, il gigante la prese con la mano, e delicatamente la sollevò in grembo.
- Bè che sta facendo? Non dovrebbe farla a pezzi?-
- Un attimo di pazienza capitano. Solo un momento-
Un arcobaleno di colori per un momento si riflesse nelle lenti del professore.
Dopodichè, la creatura poggiò la bambina a terra. Il colorito della pelle era diventato di un rosa vivo, ed anche il corpo non sembrava più così denutrito. La ragazzina aprì gli occhi e cominciò a camminare.
- Complimenti professore. Aveva detto che mi avrebbe dato un mostro d'incredibile ferocia, e tutto quello che mi ritrovò è un disgustoso ed inutile obbrobrio. Sparate- fece ai suoi soldati, indicando la gabbia.
- Nooo!!! Ha curato la bambina.. Non è un il guerriero che le avevo promesso, ma potrebbe esserci ugualmente utile-
- Professore, i suoi vaneggiamenti non mi interessano più.Da questo momento, lei è destiuito dalla sua carica- disse con voce ferma, mentre i mitra dei suoi soldati venivano scaricati contro la creatura nella gabbia.
Sangue di un brillante colore arcobaleno cominciò a scorrere sul terreno, ma del mostro non ce n'era più traccia.
-Ti troverò, ovunque tu sia andato- mormorò il professore sottovoce.




mercoledì 11 luglio 2007

Giù le mani dai miei piselli Parte Seconda

Il peggio era passato. Strinse tra le dita alcuni piselli dal seme rugoso per rilassarsi. La sua coltura era pressochè salva.
" Sei sicuro che non ci vuoi fare la zuppa con quei fagioli verdi?" chiese Zdenek, che non capiva molto di botanica. Il suo compito era quello di pulire, poi che differenza ci fosse tra un glicine ed un geranio non lo riguardava di certo.
" Non sono fagioli" rispose Mendel con una calma che sapeva troppo di quiete prima della tempesta " sono piselli selvatici".
" Mi servono per alcuni esperimenti che sto facendo" continuò, cercando di spegnere la rabbia che cresceva in lui.
"Mmmm" lo guardò Zdenek " E come sono nella zuppa? Perchè i fagioli sono buoni della zuppa.."
" Ti ho già detto, che mi servono per alcuni esperimenti..."
" Ho capito"
" Hai capito?"
"" Si.." " Tu stai cercando di fare una zuppa con quei cosi.."
" Piselli" lo interruppe Mendel, al culmine dell'esasperazione.
" Ma non serve perdere tutto questo tempo.. C'è già la zuppa con i fagioli, che è molto buona"
" Si ma io non ci devo fare la zuppa Zdenek.. Ci devo fare degli esperimenti.."
" E allora perchè mi hai detto che ci dovevi fare la zuppa?"
" Ma io non te l'ho detto.."
" Certo..e allora perchè non li vuoi buttare?"
Mendel alzò la testa. Il sole splendeva alto nel cielo. Dio lo stava osservando, e non avrebbe apprezzato se avesse cercato di colpire Zdenek..
Si sedette su di una sedia di legno.
" Non vai a fare colazione Zdenek?"
" Vuoi offrimi la zuppa? Io quei cosi non li voglio.."
"No, voglio rimanere un momento solo nella serra a pregare"
" A pregare? Qui?"
" Si.. Posso?"
" In tal caso... Finisco dopo" disse poggiando la scopa al muro.
Un attimo dopo la sua scomparsa, Mendel giunse le mani, per ringraziare Dio.
"E ora, tocca a voi, piccoli miei" disse fra sè e sè.

"Allora, tu entri nella stanza con la tua vestaglietta trasparente,e li guardi con fare ammiccante. Poi reciti la tua battuta "E ora tocca a voi, piccoli miei".
" Come piccoli miei.. è più di venti centimetri." fece una voce la fondo della sala.
" Si Eric, ma ora interpreti il ruolo di uno dei sette nani"
" Veramente, neanche a me sembrano così piccoli"
" Ci mancava solo la principessa. Per una volta, puoi fare quello che ti dico senza lamentarti?"
" Ricordati che questo è il mio ultimo film del genere. Dopo, voglio solo ruoli impegnati"
" Perchè, questo non ti impegna abbastanza?" disse uno dei nani, allundendo alla sua terza gamba, che tesa verso di lei, formava un angolo retto con il suo ventre.
" Questo è solo uno dei tanti motivi per cui non mi vedrete più" rispose lei, con una voce fredda e distaccata che però sembrava non influenzare le velleità artistiche del suo collega.
" Va bene, ne abbiamo già parlato. Dopo, solo ruoli impegnati. Ora per favore, puoi ringraziare i sette nani per averti salvato dalla strega cattiva?"
" Si" disse lei a malincuore.
Prima di entrare sul set, si guardò allo specchio. Madre natura aveva fatto un'ottimo lavoro con il suo corpo, ed ora era tempo di sfruttarlo meglio.
"Sono la più bella del reame" pensò, prima di aprire la porta.

"E ora tocca a voi, piccoli miei". I sette nani, che poi tanto nani non erano, sorrisero.

lunedì 9 luglio 2007

Giù le mani dai miei piselli. Parte Prima

Si svegliò sudato. Aveva avuto un incubo. Un enorme baccello l'aveva inseguito per tutta la notte, domandogli " Perchè mi fai questo?". "È per la ricerca scientifica" aveva cercato di difendersi senza successo." Per la gloria di Dio" fece, ansimando per la gran corsa. Sfortunatamente, l'enorme pisello che lo inseguiva non sembrava interessato alla celebrazione dell'opera del Signore. " Perchè mi fai questo?" continuò, fino alle prime luci dell'alba.
Era una mattina fredda, e un tenue raggio di sole finì la sua corsa sugli occhi di Mendel. Se non fosse stato un timorato monaco agostiniano, avrebbe inveito contro quella luce che lo molestava nel sonno. Il sole era la prova dell'esistenza di Dio, e quel raggio una leggera carezza sul suo volto. Si alzò dalla sua austera brandina, pregò come ogni mattina, e prima di uscire si infilò una pesante giacca di lana.
Mentre i suoi confratelli si dirigevano al refrettorio per fare colazione, Gustav si diresse verso la sua amata serra, per controllare le sue pianticelle.
Aveva incrociato la seconda generazione di piselli una settimana fa, ed ora doveva fare i suoi conti. Eccitato dalla prospettiva di segnare sulla sua tabella circa un centinaio di nuovi baccelli, aprì la pesante porta che separava il giardino dal resto del monastero.
Zdenek, il confratello a cui spettava il compito di tenere pulita la serra, stava per buttare i suoi preziosi esperimenti.
- Giù le mani dai miei piselli-urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, precipitandosi verso le sue amate colture.


-Giù le mani dai miei piselli? Ma siete impazziti? Vi sembra un titolo da proporre? Io non lo metto il mio nome su di un'obrorio del genere...-
- Non mi sembra che per Inculata Russa hai fatto tutti questi problemi...-
- Inculata russa era due anni fa. Ora io sono una star, e non voglio compromettere la mia carriera per uno stupido filmetto-
- Benissimo...allora visto che sei una star perchè non lo proponi tu un nuovo titolo?-
- Perchè io sono pagata per fare altro-
- Guarda che come te ne trovo altre cento-
- Davvero- disse lei, con la mano sinistra chiusa sul cavallo dei pantaloni di lui.
Portò le labbra vicino alle sue, e sussurrò dolcemente.
- Sei sicuro? Quand'è così, fai come vuoi... -
- Non sono sicuro di niente- le rispose, ristemandosi la patta dei jeans.
-Lo sai che quando fai così non sono in grado di dirti di no-
- Certo che lo so, ed ora sbrigati a cambiare quel nome... Voglio un nuovo titolo quando esco dalla mia vasca...A proposito, l'ultimo attore aveva un odore insopportabile-
- Chi , Gregor?-
- Intendi l'energumeno sul trattore?-
- Esatto-
- Fallo sparire.. E, detto fra noi, se lo è rifatto- disse, prima di sparire con il suo splendido corpo sotto una vasca piena di sapone.

domenica 8 luglio 2007

Eccomi

Eccomi qui, al mio primo post. Mi sento come uno scolaretto delle elementari, con il suo bel grembiulino nuovo,inconsapevole di ciò che lo aspetterà. Mi guardo attorno; la mia stanza mi guarda sarcastica " Hei cretino, smettila di fare paragoni stupidi e taglia corto con sta tastiera, che stiamo cercando di riposare" sembra dirmi sornione lo scanner. Deluso da un tradimento inaspettato, abbasso la testa verso il mio pigiama "Standard Good". Un prodotto di media qualità, ma fatto veramente bene. Così, almeno quando dormo, posso dire di essere come tutti gli altri. Rialzo la testa. L'eccitazione procuratami dal miraggio di una vita normale lentamente svanisce. Torno
subito in me, e vorrei andarmene, ma non posso. Prigioniero di un corpo simil Neri Marcorè inadatto ad ogni tipo di sport, salvo riservare incredibili colpi quando nessuno ( ormai, ahimè) se lo aspetta. Sono in bilico tra un destino infame ed uno con tanta fame, e coltivo la sciocca ambizione di un lavoro nell'ineffabile mondo della creatività. Così mentre aspiro polvere di stelle ( ma non la sniffo, che c'ho il setto nasale deviato) corro con coraggio da codardo lunghi freddi binari morti. Quali? Quelli di questo post, perso in un pomeriggio di luglio che prepotente si mostra nella mia finestra.